Istanbul
di Orhan Pamuk
Tristezza è la parola più usata da Pamuk per raccontare la sua storia d’amore con Istanbul.
Perché di una storia d’amore si tratta tra un bambino nato in una famiglia agiata, da una madre bellissima, che lui, (è evidente), ama molto, e una città languida, decadente, triste, grigia, sporca, con l’affanno, fino all’esasperazione, del confronto con l’occidente.
La tristezza «È una passione della mente che la città ha assimilato con orgoglio.»
Istanbul fa da sfondo alla vita di Pamuk e la vita di Pamuk fa da sfondo al racconto sulla città. Le due vite si incrociano piene di tristezza e malinconia: Istanbul, per il fallimento della sua ambizione di grande città al confine tra oriente e occidente, e Orhan, per una infanzia e una adolescenza tra genitori in costante tensione.
A testimonianza tante fotografie: scorci di una città in un affascinante abbandono, una città in bianco e nero, la definisce lo scrittore, e immagini di una famiglia borghese, con tutto il clichè dei borghesi benestanti.
E poi l’eccitazione dei letterati francese dell’800 per Istanbul, l’amore di Pamuk per la letteratura occidentale e per gli scrittori turchi, suoi maestri, promotori di una Enciclopedia di Istambul.
Dopo aver letto questo libro pieno di fascino e pieno di amore, mi ha colpita la fuga di Pamuk da Istambul per le minacce di morte ricevute. Devo confessare che non me lo sarei aspettato. Forse, dopo tante dichiarazioni, lo avrei immaginato sulle barricate fino all’ultimo respiro.
Ma anche gli scrittori sono uomini con tutte le loro paure. E quando si comincia a essere celebri deve essere molto difficile rinunciare alla celebrità e a tutto ciò che questa condizione si porta dietro.
12 febbraio 2007
1 commento:
Ogni volta che leggo qualcosa di tuo, cara MG, mi sorprendo di quante cose non so, non ho letto e ti ringrazio di darmi sempre spunti così interessanti e curiosi. Lo
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